- Immagine da “Il Giornale dello Yoga“
Lo Yoga Sūtra di Patañjali ( 50 AC – 400 dC) è uno dei testi più importanti dello Yoga classico e della filosofia Vedanta. E’ costituito da 196 aforismi che “descrivono la pratica e i mezzi tramite i quali raggiungere l’Unità (Yoga)”.
In questo testo, frutto di un millennio di pratica tramandata oralmente da Maestro a discepolo, Patañjali descrive gli otto rami, vie o arti, (Ashtanga) dello Yoga:
- Yama – principi etici e morali da assumere verso se stessi e il mondo
- Niyama – discipline da mettere in atto nei confronti di se stessi e nel modo in cui ci si relaziona al mondo
- Asana – posture fisiche, in cui si ricerca uno stato di quiete vigilanza, o vigile quiete
- Pranayama – tecniche di controllo dell’energia vitale attraverso la respirazione
- Pratyahara – controllo dei sensi, distacco dagli stimoli esterni e dalle percezioni sensoriali
- Dharana– concentrazione univoca della mente su un oggetto
- Dhyana – meditazione, unione completa con l’attenzione, contemplazione che trascende il soggetto
- Samadhi – stato di grazia, realizzazione della realtà ultima, esperienza diretta dell’unione tra soggetto e oggetto
Poiché lo Yoga si basa su uno studio diretto e pragmatico dell’esistenza, potremmo già aver fatto esperienza di uno o più di questi aspetti nelle corso delle nostre vite: potremmo aver praticato Non-violenza, uno degli yama, quando abbiamo deciso di tenerci per noi un commento piccato poco costruttivo; aver sperimentato dhyana assorti completamente un’attività che amiamo; magari abbiamo addirittura sperimentato il samadhi per giorni, dopo l’incontro con la persona amata.
Pensa a come ti sei sentito in quelle situazioni.
Tutti siamo capaci di sperimentare lo Yoga per brevi periodi, più difficile è renderlo la base della nostra esistenza.
L’obbiettivo della pratica è renderci consapevoli di questi aspetti della vita, capaci di praticarli consistentemente e con presenza mentale.